Economia italiana: come sta il Paese?

Quando si parla di economia italiana, è ben difficile cercare di compiere una sintesi del suo effettivo stato di salute. E il motivo non è certamente dell’incapacità di poter analizzare – da parte dei più autorevoli osservatori – gli elementi macroeconomici che meglio possono dipingere il polso della situazione.

Il problema principale è che quando si parla di economia, non si può prescindere dal discutere di decine e decine di diverse determinanti e elementi rappresentativi, con il rischio di generare una potenziale confusione in materia.

economia italianaProprio per i motivi di cui sopra è sempre bene cercare di fare affidamento a siti internet che, con chiarezza, autorevolezza e trasparenza, si propongono di aiutarci a comprendere in modo più consapevole quel che accade: http://www.e-conomy.it/ è sicuramente uno dei punti di riferimento preferiti, e nel corso degli anni è divenuta una fonte informativa imprescindibile.

Detto ciò, cerchiamo di comprendere come stia effettivamente il nostro Paese, cominciando dal più recente quadro sintetizzato dall’Istat nell’ultima nota mensile, secondo cui i consumi delle famiglie sarebbero in moderato e positivo aumento, supportati da una riduzione consistente della propensione al risparmio (un elemento positivo, visto e considerato che significa che gli italiani stanno abbandonando l’abitudine a risparmiare in vista di tempi migliori, dando invece seguito alle proprie operazioni di investimento e di spesa).

Ulteriormente, è stato evidenziato come la ripresa dei prezzi sia ancora molto contenuta, mentre il fatto che la fiducia dei consumatori e la fiducia delle imprese sia in nuovo miglioramento, dovrebbe poter supportare e anticipare il proseguimento di un ritmo di crescita dell’attività economica almeno pari a quello odierno.

Tornando al mondo delle famiglie, l’Istat dichiara che per quanto concerne i consumi nel corso del quarto trimestre 2016 si registra un incremento dello 0,5 per cento rispetto a quanto si riscontrò nel trimestre precedente, peraltro in presenza contestuale di un calo del reddito disponibile (- 0,6 per cento) e del potere di acquisto delle famiglie consumatrici (- 0,9 per cento). Da quanto sopra è dunque possibile ricollegarci a quanto già anticipato: la crescita dei consumi è stata sostanzialmente sostenuta da una flessione della propensione al risparmio, con un calo di un punto percentuale rispetto al trimestre precedente.

Ancora, tra i principali dati macroeconomici sottolineiamo come a gennaio il volume delle vendite al dettaglio abbia registrato uno sviluppo positivo dell’1,1 per cento, con una spinta dei beni alimentari (+ 1,9 per cento) piuttosto che di quelli non alimentari (+ 0,8 per cento). Sul fronte del mercato del lavoro, il livello dell’occupazione si è mantenuto sui livelli del mese precedente, confermando dunque la fissazione di un periodo di stand by all’interno di un trend più ampio di miglioramento.

L’Istat sottolinea in tal senso come sia cresciuto il numero dei dipendenti a carattere temporaneo (+ 0,9%), a fronte della diminuzione di quelli a tempo indeterminato (-0,1%) e la sostanziale stazionarietà degli occupati indipendenti. Il tasso di disoccupazione è diminuito di 3 decimi di punto all’11,5%. Si registra altresì una flessione del numero di persone in cerca di occupazione (-2,7%), a fronte di una crescita degli inattivi (+ 0,4%). Per quanto concerne il futuro, le prospettive per l’occupazione rimangono piuttosto positive, anche se difficilmente il tasso di disoccupazione riuscirà a migliorare in misura rilevante da qui alla fine dell’anno.

Sul mondo delle imprese, ci limitiamo infine a rammentare come le aspettative sulle tendenze dell’occupazione per i prosismi tre mesi implichino un miglioramento complessivo in tutti i settori, con la sola eccezione del settore delle costruzioni, uno dei più falcidiati dalla lunga crisi economico finanziaria.

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