Sessanta opere del ‘600 italiano tornano finalmente “a casa” per una mostra nelle Scuderie del Quirinale
Si tratta del patrimonio artistico di proprietà della Casa Reale spagnola – all’interno del quale spiccano opere come la “Salomè con la testa del Battista” di Caravaggio, conservata al Palazzo Reale di Madrid, o il “Crocefisso” del Bernini, proveniente dal Monastero di San Lorenzo dell’Escorial -, presentato fino al 30 luglio nell’esposizione intitolata “Da Caravaggio a Bernini. Capolavori del Seicento italiano nelle Collezioni Reali di Spagna”.
La mostra, inaugurata nei giorni scorsi dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, dal ministro dei Beni Culturali e del Turismo Dario Franceschini e da Ana Pastor Julian, presidente della Camera dei Deputati spagnola, raccoglie un nucleo consistente di capolavori che rimanda ai legami politici e culturali che intercorrevano tra l’Italia e la Spagna nel XVII secolo. Opere arrivate alla Corte di Madrid attraverso l’intermediazione di alti dignitari dell’epoca, che si impegnarono per alimentare il collezionismo spagnolo di arte italiana.
“Il Capo dello Stato”, racconta Mario De Simoni, presidente di Ales, “si è soffermato molto sul quadro di Caravaggio, di cui ha apprezzato il grande naturalismo e la grande precisione della pittura, e su “La tunica” di Velazquez, che è dopotutto una grande meditazione sul potere e sui suoi possibili rischi. E poi ha apprezzato moltissimo il crocifisso del Bernini”.
“Alcune di queste opere sono state fatte su commissione e sono poi state inviate in Spagna”, spiega De Simoni. “Altre sono state donate da dignitari italiani che volevano ingraziarsi i favori del Re di Spagna. Ad esempio, il principe Ludovisi, per acquisire lo Stato di Piombino, fece un’importante donazione al Re. Quando morì, inoltre, lasciò in eredità sei quadri al sovrano perché voleva ingraziarsi i suoi favori per il nipote. Altri quadri sono doni dei diplomatici o dei viceré”.
Quanto invece all’opera del Caravaggio, “Salomé con la testa del Battista”, torna in Italia dopo una mostra del 1951 ma è la prima volta che rientra restaurato. “Un lavoro portentoso”, conclude De Simoni, “che consente di cogliere dei particolari che prima non si vedevano come, ad esempio, l’esatta posizione della spada in mano al carnefice. E’ un quadro magnetico”.
A parlare di una vera e propria novità è Matteo Lafranconi, direttore delle Scuderie del Quirinale:
“Si tratta di una mostra che costituisce una grande novità perché propone opere che normalmente sono esposte in circuiti poco visibili perché vengono custodite nelle residenze reali”.